ALTARE MAGGIORE
Commissionato nel 1759 dalla Compagnia del SS. Sacramento in sostituzione di un piccolo altare proveniente dal precedente duomo romanico, venne eseguito da Giacomo Pellagatta e fratelli di Asti e terminato con le ringhiere tergali nel 1761.
Marmi policromi, intarsi e fregi in bronzo dorato.
Nelle solennità l’altare viene parato con i 6 busti di vescovi in lamina argentata dell’artista Paolo Cattaneo di Milano del 1809 o con altri più antichi provenienti dall’attiguo Museo dell’Opera del Duomo unitamente a 6 candelieri e crocifisso in lamina argentea dell’orefice milanese Scagno del 1644.
BALAUSTRE
Di particolare pregio per l’eleganza delle forme e l’accostamento bicromo dei marmi intarsiati, ne venne deliberata la costruzione nel 1727, antecedentemente perciò al predetto altare.
Approfondimento: l’altare “tridentino”
Il magnifico altare maggiore del Duomo di Valenza esprime i tipici stilemi artistici della Riforma liturgica voluta dal Concilio di Trento dalla II metà del XVI sec. Esso è collocato al centro ottico dell’aula sacra e sostiene il tabernacolo dove veniva collocata la riserva eucaristica (Santissimo). Sopraelevato dagli scalini (“altaris” cioè più alto) vedeva il ministro sacro celebrare con le spalle rivolte all’assemblea collocata al di là del presbiterio delimitato dalle balaustre. Veniva così sottolineato il ruolo del sacerdote come mediatore tra Dio e il popolo, anello insostituibile del percorso d’ascesi e redenzione affinchè l’intercessione della preghiera fosse efficace.
In tale contesto dottrinale prevale l’aspetto sacrificale dell’Eucarestia dove viene portata a compimento la nuova ed eterna alleanza attraverso il sacrificio di Cristo sulla croce, perpetuato in maniera incruenta nella vita della Chiesa attraverso la celebrazione della S. Messa.
ALTARE della MADONNA del ROSARIO o di S. GIACOMO (sec. XVII)
L’altare nella sua forma attuale risale agli inizi del sec XIX quando si volle ivi riporre la reliquia di S. Giacomo in apposita nicchia centrale con grata (ora il reliquiario è nel tesoro del duomo) e si commissionò nel 1814 allo stuccatore lombardo Cremona una serie di abbellimenti tra i quali le due poderose statue laterali raffiguranti le virtù cardinali della carità (sinistra) e della giustizia (destra).
Al centro la tela della MADONNA del ROSARIO del 1620 di Guglielmo Caccia detto il Moncalvo, perimetrata dai quindici misteri del S. Rosario forse attribuibili alla figlia monaca Orsola. Il dipinto proviene dal convento domenicano una volta situato nell’attuale via 9 febbraio.
I MISTERI
Il Rosario, prima della riforma di S. Giovanni Paolo II che ha introdotto nel 2002 i misteri della luce, era composto di 15 decine in tre serie chiamate corone: la prima comprendeva i misteri gaudiosi (o della gioia), contemplati il lunedì e il giovedì; la seconda i misteri dolorosi (o del dolore), il martedì e il venerdì; la terza i misteri gloriosi (o della gloria), il mercoledì, il sabato e la domenica.
Misteri gaudiosi (o della gioia): L’annunciazione dell’Arcangelo Gabriele a Maria Vergine, La visita di Maria Vergine a Santa Elisabetta, La nascita di Gesù, La presentazione di Gesù al Tempio, Il ritrovamento di Gesù al Tempio
Misteri dolorosi (o del dolore) L’agonia di Gesù nell’orto degli ulivi, La flagellazione di Gesù alla colonna, L’incoronazione di spine, Gesù è caricato della Croce, La crocifissione e la morte di Gesù
Misteri gloriosi (o della gloria) La risurrezione di Gesù, L’ascensione di Gesù al Cielo, La discesa dello Spirito Santo nel Cenacolo, L’assunzione di Maria Vergine al Cielo, L’incoronazione di Maria Vergine
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